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In un'epoca segnata da continui conflitti, questa collezione si impegna a esplorare le dimensioni psicologiche ed emotive della guerra, non solo concentrandosi sulle battaglie esterne, ma anche sulle lotte interiori che ognuno di noi affronta quotidianamente.
Non voglio fingere di avere una completa comprensione degli orrori della guerra, ma piuttosto questa va interpretata come di un'analisi soggettiva, plasmata dalla mia cultura e dalle mie esperienze, le mie emozioni e le mie sensazioni.
La collezione rappresenta quindi la guerra dal punto di vista di chi non l'ha mai vissuta: parlo della paura e del terrore, di quello che sento e che vivo. La paura e il terrore sono i sentimenti che mi muovono.
La collezione è divisa in tre parti, ciascuna composta da tre look che simboleggiano il ciclo della paura, dell'accettazione e del resoconto finale.
La prima rappresenta la paura, mostrando la chiusura interiore verso il mondo esterno, il dolore e l'ansia.
Ogni look incarna diversi tipi di chiusure interiori che portano a creare un rifugio nell'intimità del proprio essere.
La seconda parte si concentra sull'accettazione e sulla presa di posizione.
Il metallo gioca un ruolo centrale, simboleggiando protesi spirituali più che fisiche.
Il primo look è caratterizzato dalla commistione di un capo di uso quotidiano ed una lamiera di ferro, unendo forza e vulnerabilità, ricorda quando da bambini ci si sbucciava le ginocchia, e si creava la crosta, allo stesso modo si pone il metallo con l'anima,
riprende il tema dell'antifragilità, trattato nella collezione mistakes
La gonna di ferro è un focus sulla condizione delle donne in tempo di guerra, si contrappone il ferro al tessuto leggero, riflettendo il peso emotivo che grava sull'anima.
Il corsetto di metallo simboleggia la paura, la pancia, e le decisioni prese d'impulso, una forte armatura per uno spirito ferito e delicato.
La parte finale esamina le conseguenze della guerra, esplorando le deformazioni fisiche e mentali.
Il primo look è trasparente e mette a nudo la condizione umana: esposta, esausta e spogliata. Con un velo bianco che accenna alle forme del corpo, simboleggiando un ritorno alla natura e agli ultimi resti dell'umanità.
Il secondo look riflette la deformazione interiore, con fianchi deformati e spirito corrotto, a sottolineare un danno interiore irreparabile.
Infine, l'ultimo look presenta una maglia con il tessuto arruffato: il trauma postbellico, le ferite interne che non guariranno mai, la confusione, la spaesatezza.
in questa collezione tento di comunicare delle angosce, dei tormenti ricorrenti in questo periodo. Vedo la guerra come un evento annichilitore, la distruzione di tutto, fisicamente e spiritualmente, credo che porti automaticamente a riflettere su cosa conte davvero, su chi siamoo.
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"I DON'T WANNA GO TO WAR" - T-SHIRT